Ferrara e la sua storia

Ferrara è la città più giovane tra i capoluoghi emiliani, fondata nel VI secolo. Fra il VII e l’VIII secolo, a causa delle continue invasioni barbariche che devastarono Voghenza, la sede vescovile venne spostata da Voghenza al Borgo San Giorgio, situato sulla riva destra del fiume Po che allora scorreva più a Sud, proprio in corrispondenza del castrum bizantino del VI secolo che si trovava sulla riva opposta.

Il borgo era stato edificato su una lingua di terra delimitata dalle acque della biforcazione con la quale il Po si divideva in due rami, chiamati Volano e Primaro: si trattava del primo insediamento abitato di “Ferrariola”, individuabile nel sito dell’antica cattedrale di San Giorgio fuori le mura.

Il Castrum è stato individuato nella zona di Porta San Pietro: il perimetro dell’impianto viario disegna un ferro di cavallo e le strettissime stradine, tra loro parallele, sono perpendicolari all’asse delle vie Carlo Mayr e Ripagrande (“riva grande”), che allora costituivano l’argine del Po. Ufficialmente la città nacque nel 753, quando il re longobardo Astolfo, occupata la zona, utilizzò il nome “Ferrara” in un documento scritto in cui si citava la località come facente parte dell’Esarcato di Ravenna.

Il dominio longobardo fu comunque breve, perché nel 774 il re franco Pipino il Breve (padre di Carlo Magno), sconfitti i Longobardi, donò il “Ducato di Ferrara” al Papa. Nel 984 Ferrara divenne feudo di Tedaldo, conte di Modena e Canossa, nipote dell’imperatore Ottone I.

Tra XI e XII secolo Ferrara si abbellì di molti monumenti e continuò a svilupparsi in modo linerare lungo il Po. Parallella al Po stava Via delle Volte. Via dei Sabbioni che in seguito fu chiamata “Via Mazzini” univa direttamente il Castrum alla piazza principale della città. La sede vescovile venne spostata nel 1135 nell’attuale Cattedrale di Ferrara esattamente nel centro dell’attuale città.

Nel 1152 il Po deviò il corso e rese inutile il porto cittadino. In seguito una parte dell’attuale via Mazzini prese il nome di via Saraceno, sembra per via delle “Corse al Saraceno” che facevano i cavalieri dell’epoca. Nel 1146, con la morte dell’ultimo della famiglia guelfa degli Adelardi, Guglielmo, Ferrara passa come dote di sua nipote la Marchesella ad Azzolino d’Este. Dopo alcune ostilità con le famiglie ghibelline dei Salinguerra e dei Torelli, Azzo Novello fu nominato podestà a vita nel 1242 e nel 1259 fece prigioniero in battaglia Ezzelino da Romano.

Gli successe il nipote Obizzo II (1264-1293) che venne nominato dal Papa capitano-generale e difensore dello Stato della Chiesa. Una prima “addizione”, cioè ampliamento, della città risale all’epoca di Niccolò II d’Este (1385) e corrisponde alla porzione di città imperniata attorno a via Voltapaletto e via Savonarola. Una seconda risale al 1451 e si sviluppò dalle attuali via della Ghiara e via XX Settembre, su iniziativa di Borso d’Este.

In entrambi i casi le mura vennero adeguatamente ampliate. La terza “addizione”, detta Addizione Erculea, voluta dal Duca Ercole I d’Este nel 1492 ed eseguita su progetto dell’architetto Biagio Rossetti e dell’umanista di corte Prisciano Prisciani, ha comportato l’ampliamento verso nord della città a partire dalla Via Giovecca e il consequenziale ampliamento delle mura cittadine. Una grave minaccia alla signoria degli Este fu, nel secolo XV, la cosiddetta Guerra di Ferrara, che si svolse dal 1482 al 1484.

Promotore ne fu Girolamo Riario, nipote del papa Sisto IV e signore di Forlì ed Imola. Girolamo, che voleva espandere il proprio dominio, promosse un’alleanza tra lo Stato della Chiesa e la Repubblica di Venezia, nel tentativo di impossessarsi di Ferrara. Nonostante qualche successo militare, la pace di Bagnolo non comportò però le modifiche che Sisto IV e Girolamo Riario desideravano. La dinastia degli Este fece di Ferrara la capitale di un piccolo, ma culturalmente attivissimo, Stato regionale.

Il periodo aureo della città fu la seconda metà del Quattrocento, quando alla corte ducale convenivano personaggi come Piero della Francesca, Pisanello, Leon Battista Alberti, Andrea Mantegna, Rogier van der Weyden, ecc, mentre si era sviluppata una scuola ferrarese in pittura, con capiscuola del calibro di Cosmè Tura, Ercole de’ Roberti e Francesco del Cossa (la famosa Officina Ferrarese. Nicolò III (1393-1441) nel 1438 ospitò il concilio del papa Eugenio IV e suo figlio Borso ricevette i feudi di Modena e Reggio dall’imperatore Federico III, diventandone duca nel 1452, per poi essere designato duca di Ferrara nel 1471 dal papa Paolo II.

Il suo successore Ercole I (1471-1505) combatté Venezia, guerra proseguita con successo da suo figlio Alfonso I, che sposò Lucrezia Borgia (figlia del papa Alessandro VI e sorella di Cesare Borgia). Il 1492 fu l’anno della più importante crescita urbanistica, l’addizione Erculea progettata da Biagio Rossetti, che ampliò verso nord la città con uno schema razionale di vie e palazzi, uno dei primissimi progetti urbanistici in una città europea.

Nel Cinquecento vissero in città grandi artisti (Dosso Dossi, Tiziano, Giovanni Bellini), letterati (Ludovico Ariosto, Torquato Tasso) e gli scienziati Nicolò Copernico e Paracelso.

Nel 1509 Alfonso I venne scomunicato dal papa Giulio II e nel 1512 si scontrò con l’esercito pontificio, conquistando Ravenna. Riuscì a riallacciare i rapporti con lo Stato della Chiesa e gli successe il figlio Ercole II, sposato con Renata figlia di Luigi XII di Francia e della duchessa Anna di Bretagna, che regnò nel 1534-1559. Suo figlio Alfonso II, sposato con Barbara sorella dell’imperatore Massimiliano II portò Ferrara al punto più alto del suo splendore. Non ebbe discendenti maschi e nel 1597 Ferrara fu dichiarato feudo vacante dal papa Clemente VIII.

Con la Devoluzione del 1598 la città e il territorio lasciati dagli Este passano sotto il diretto controllo politico e amministrativo dello Stato della Chiesa, sotto il cui dominio restarono, con l’eccezione della parentesi Napoleonica, fino al 1859, quando Ferrara entra a far parte del Regno di Sardegna. Nell’Ottocento la città visse una ripresa economica grazie alla scoperta della vocazione agricola, mentre è più del secolo successivo la riscoperta e la valorizzazione del patrimonio storico e artistico cittadino, culminato con l’inclusione della città nella lista del Patrimonio dell’umanità dell’Unesco nel 1995.

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